La danza delle mozzarelle. Slow food, Eataly, Coop e la loro narrazione (Tempi moderni)



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Wolf Bukowski spiega come il «sogno» di Gambero Rosso e Slow Food si sia tramutato in un incubo turbocapitalista fatto di ipermercati, gestione privatistica dei centri cittadini, precarietà per i lavoratori, cibo sano per i ricchi... e i poveri mangino merda. Il modello neoliberista di Eataly si allarga nelle città e cancella diritti, forte delle partnership con potentati come Lega Coop e il gruppo Benetton e grazie all'appoggio del Pd, agli endorsement di Matteo Renzi e alla copertura ideologica fornita da un'intellighenzia che, nonostante cedimenti e giravolte, conserva l'etichetta «di sinistra». È questo demi-monde di scrittori, elzeviristi e cantanti a far passare per «buoni» i nuovi padroni, che così non pagano dazio per il predicar bene e razzolar male: inneggiano alla «resistenza contadina» e fanno affari con un neolatifondista che occupa 900.000 ettari di terra Mapuche in Patagonia; parlano di «autenticità» e propongono per l'Italia futuri preconfezionati da «Disneyland del cibo» e «Grande Sharm el-Sheikh». Ma il sogno di ieri non era già, in nuce, l'incubo di oggi? Il «predicar bene» non aveva già in sé tutti gli elementi del «razzolar male»? Questa è la storia di come ce l'hanno data a bere parlando di mangiare.
“Un grande comunicatore, attento a usare un linguaggio semplice”, un “imbattibile venditore di spensierata evasione dalla realtà” che manifesta “un amore totale verso se stesso”; il leader naturale “che per la [sua] personale audacia e capacità finisc[e] per diventare simbolo di questa smania irrefrenabile di fare, di agire, di sentirsi vivi”. Farinetti? No no: Berlusconi. Piaccia o non piaccia a chi nel ventennio passato si è dedicato all’antiberlusconismo (e sono stati tanti), i punti di contatto tra i due imprenditori sono così numerosi che ci si potrebbe costruire un quiz, un trova le differenze. .