Kulturinfarkt: Azzerare i fondi pubblici per far rinascere la cultura (I grilli)



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Questo libro, un caso senza precedenti in Germania, la cui eco è arrivata in tutti i paesi europei, prospetta un imminente «infarto della cultura».

Gli autori innescano una sapiente, quanto spietata e lucida, polemica sulle politiche culturali, la cultura istituzionale, le sovvenzioni alla cultura. Vi si ritrovano in aperto conflitto tutte le idee, le visioni, i concetti che nel corso della storia hanno armato la benefica mano dello Stato come promotore della cultura, per scopi sempre diversi.

La proposta shock di tagli consistenti alle istituzioni culturali per una redistribuzione delle risorse non è che l’inizio di una profonda ricognizione volta a smascherare storture e anacronismi, ideologie e scomode realtà: l’eccesso di offerta è un errore perché si fonda sul presupposto sbagliato che ogni prodotto possa generare da sé il proprio pubblico; la massiccia avanzata di consulenti e manager della cultura non produce innovazione, ma solo conformismo dal sapore burocratico; troppi sono oggi i compiti affidati alla cultura che - schiacciata dal dover favorire la democratizzazione, integrare gli stranieri, rendere le città più accoglienti, assicurare la pace, generare crescita economica - perde di vista la sua ragion d’essere e il confronto con il pubblico.

Se è vero che non sono solo le istituzioni culturali tedesche a rischiare l’infarto, secondo l’icastica definizione che il libro suggerisce, le critiche e le proposte qui delineate sono una potente arma per avviare il confronto che, seppur diretto e spietato, è il solo modo per salvare il salvabile e spingere in direzione di un rinnovamento anche in Italia. Nella consapevolezza, però, sottolineano gli autori, che «l’arte non guarirà il mondo». .